Che cos’è? Cosa fare per affrontarla? Come parlarne?

Che cos’è l’ideazione suicidaria?

Per ideazione suicidaria si intende un ampio spettro di manifestazioni relative all’idea della propria morte come unica soluzione ad uno stato di sofferenza. E’ importante differenziare i livelli in cui questa si articola oscillando tra pensieri, sentimenti e reali tentativi di condotte suicidarie:

  • Fantasie relative alla propria morte: pensieri e fantasie relative alla propria morte, autoinflitta o meno, sono estremamente diffusi, possono rappresentare un tentativo di elaborazione di stati di sofferenza e tendono a presentarsi anche nella normale crescita evolutiva;
  • Ideazione suicidaria: è caratterizzata da pensieri e rappresentazioni persistenti e intrusivi della propria morte come unica soluzione ad uno stato di sofferenza e può spingersi fino a prendere la forma di una vera e propria progettazione attiva di un atto suicidario;
  • Comportamento suicidario: siamo qui nel campo di un proposito che si realizza, dal mettere in atto le condotte preparatorie (lasciare messaggi di addio, procurarsi il necessario) all’agito vero e proprio di comportamenti suicidari potenzialmente irreversibili.


Le statistiche

Il tasso di suicidio annuo a livello mondiale è pari a circa 11 persone ogni 100.000 abitanti (fonte OMS), e costituisce l’1,5 % di tutte le cause di morte e la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. 

Circa 1.200 bambini e adolescenti fra i 10 e i 19 anni pongono fine alle loro vite ogni anno. In Italia, nel post-pandemia, i ricoveri relativi a problematiche legate all’ideazione suicidaria sono raddoppiati.


Cosa esprimono questi comportamenti?

I pensieri e gli agiti suicidari sono sempre un tentativo, per quanto estremo, di affrontare una intensa sofferenza psichica. 

La disperazione, la perdita di speranza e la solitudine sono l’esito di un dolore che non trova altra forma di elaborazione.


A cosa bisogna stare attenti?

Ci sono poi delle difficoltà che spesso si accompagnano o esistono già da prima, è importante non sottovalutarle: 

  • Difficile rapporto con il cibo
  • Difficoltà nel comunicare o manifestare le proprie emozioni
  • Non accettazione del proprio corpo e/o del proprio aspetto fisico
  • Confusione sulla propria identità di genere e/o sulla sessualità
  • Problematiche familiari che comportano continue discussioni e litigi
  • Sentirsi soli e/o isolarsi dagli altri  
  • Aver subìto o subìre atti di bullismo o violenze
  • Profonda tristezza o cambiamenti repentini d’umore
  • Reazioni emotive incontrollate (come scatti di rabbia eccessivi e apparentemente immotivati)
  • Uso e abuso di sostanze, come alcool, fumo, droghe e/o farmaci
  • Aver subìto eventi traumatici, come lutti o separazioni, abbandoni o abusi di vario genere.

Come si può affrontare?

Chiedere aiuto e rendersi disponibili all’ascolto sono i primi, fondamentali, passi da compiere.

Rispettare e accogliere la sofferenza dell’altro senza giudicare o attaccare.

Mostrare, anche con comportamenti non verbali, che non si vuole lasciare la persona sola nella sua sofferenza. 


Come parlarne?

L’ideazione suicidaria è accompagnata da sensazioni di solitudine, vergogna, perdita di speranza nella possibilità di essere compresi ed aiutati. 

Spesso, il forte vissuto di paura che accompagna questi pensieri li rende difficili da avvicinare e condividere, attivando un circolo vizioso di solitudine e disperazione. 

Proprio per questo è importante che se ne parli, spezzando il tabù che circonda il suicidio e rilanciando la speranza, al fine di aiutare i giovani ad inserire questi vissuti in un campo di significato condivisibile.

E’ importante diffondere il messaggio che non ci si deve vergognare nel mostrare le proprie fragilità ed insicurezze perché farlo è un atto di coraggio!


Cosa si fa nell’immediato?

Fondamentale è parlarne e sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a questo fenomeno.

In questo sito troverai un orientamento di base che guida alla gestione delle emergenze e sensibilizza al cogliere i segnali di sofferenza che chiedono ascolto. 

Importante è anche segnalare le situazioni a rischio prima che sia troppo tardi!


Come mai i ragazzi non ne parlano con gli adulti?

Pensare alla morte come unica soluzione provoca spesso una grande angoscia, difficile da verbalizzare ed affrontare. Si può aver paura di deludere l’adulto, di impaurirlo, di sentirsi giudicati o non compresi. Spesso ci si sente in colpa e si prova vergogna.


A cosa può servire lo psicologo?

A volte, può essere più facile aprirsi con un adulto con cui non si intrattiene una relazione intima, all’interno di un contesto di ascolto neutrale. 

Lo psicologo può restituire la percezione di come i pensieri possano essere affrontati e non giudicati. 

Può aiutare ad individuare gli strumenti comunicativi più funzionali per entrare in contatto con l’altro in un momento di crisi e chiusura, sensibilizzando all’ascolto.

Se una persona che conosci...

  • È triste, si isola o piange spesso
  • Non ha interessi e cura meno il suo aspetto
  • Beve spesso alcolici, fuma molto o fa uso di droghe
  • Non esce più
  • Parla poco
  • È indifferente
  • Ha detto di voler morire
  • Ha segni sul corpo
  • Mostra improvvisa felicità dopo tanta tristezza
  • Ti ha inviato uno strano messaggio di saluto

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Stagli accanto, ascolta e rassicura, parlane con un esperto.

In caso di emergenza chiama il

112