Che cos'è? Come si forma?
E’ uno stato di intensa sofferenza psicologica associato a sentimenti ed emozioni dolorosi quali:
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- colpa
- apprensione/disperazione
- paura
- panico
- solitudine
- impotenza
- vergogna
- rabbia
Alla base del dolore mentale c’è una profonda sofferenza della persona legata alla mancata soddisfazione di alcuni dei suoi bisogni psicologici fondamentali, come ad esempio quello di potersi affidare ad un amico/a, di sentirsi accettati, compresi e di ricevere conforto.
Quando il dolore mentale è così forte e persistente da far pensare che non ci può essere un cambiamento per il futuro, allora la persona pensa di poter fuggire da questa sofferenza facendosi del male fino ad arrivare a pensare di togliersi la vita. Si tratta di una condizione insopportabile per la quale procurarsi dolore fisico o arrivare al suicidio sembrano essere i rimedi più adeguati.
Il dolore mentale è caratterizzato da angoscia estrema e dalla perdita delle aspettative future; è come se la persona si interrogasse sul proprio presente e futuro, passando in rassegna tutte le opzioni per trovare una soluzione alla causa della sua sofferenza estrema. Ad un certo punto la persona sperimenta come una sorta di visione tunnel, un restringimento delle soluzioni normalmente disponibili: è proprio a questo punto che il suicidio si configura come la soluzione perfetta per eliminare le angosce insopportabili della vita.
E’ interessante notare come secondo diversi studi ci sono degli elementi che sono presenti in almeno il 95% dei soggetti suicidi:
- Lo scopo del suicidio è trovare una soluzione; non si tratta mai di un atto privo di fine, ma del tentativo di voler uscire da una profonda crisi, da una situazione di vita divenuta insopportabile che genera il dolore mentale di cui sopra;
- Il suicidio è un atto che abolisce la coscienza dell’individuo dove alberga il dolore mentale insopportabile.
- Lo stimolo al suicidio è il dolore psicologico, è da questo che l’individuo cerca di fuggire. Se si riduce il livello di sofferenza il suicidio non si verifica;
- Elementi comuni nei suicidi sono i bisogni psicologici insoddisfatti.
- Lo stato emotivo dei soggetti suicidi è riferibile al sentirsi soli, privi di aiuti e senza speranza. Questi soggetti affermano “Non c’è nulla che io possa fare (oltre al suicidio) e non c’è nessuno che possa aiutarmi (per combattere il dolore che provo);
- Il soggetto suicida si trova sempre in uno stato di ambivalenza: nonostante sia convinto che la morte sia l’unica soluzione per la sua sofferenza, desidera comunque essere salvato;
- I soggetti suicidi presentano uno stato di costrizione transitoria che coinvolge le emozioni e l’intelletto.
- L’azione tipica dei suicidi è la fuga, un’evasione da qualcosa di angosciante;
- L’atto interpersonale tipico dei soggetti suicidi è la comunicazione dell’intenzione di suicidarsi.
- Osservando come una persona si è comportata in altri momenti difficili della propria vita si può prevedere se e come quella stessa persona possa avvicinarsi al suicidio.
Quindi preso atto che l’autolesionismo e/o il suicidio sono dei “rimedi” messi in atto per attenuare o porre fine ad un dolore mentale insopportabile, la cosa principale da fare è alleviare questo stato di sofferenza con ogni mezzo a disposizione.
Dovremmo imparare ad essere empatici ed a far “risuonare” dentro di noi quello stesso dolore che provano coloro che adottano comportamenti autolesionistici o pensano al suicidio, tenendo ben presente “l’unicità” della loro sofferenza.
Intervenire per prevenire questo dolore insopportabile o per attenuarlo, nel caso in cui sia già presente, è l’unica strada per evitare che chi ne soffre venga annientato al punto di perdere il senso ed il valore della propria vita.